23 maggio 2016

IL MIO CENTENARIO DEL CINEMA INDIANO

Nel 2013 il mondo festeggia il centesimo anniversario del Cinema Indiano.
Nel 2013, per una combinazione che nel mio cuore ha del poetico, nasce mia figlia. 
Mentre tutti omaggiano l'industria cinematografica del Subcontinente, l'espressione "sono stanca" assume per me un nuovo significato e tra una poppata e l'altra mi trovo a scegliere se dormire, mangiare o fare una doccia. Tutte attività meno fondamentali che guardare un film con SRK, me ne rendo conto, ma aimè necessarie.
Senza considerare che Lei trasforma subito tutto il resto in uno sfondo (come canta anche Federico), un orizzonte un po' sfocato dietro manine nitidissime. Occhi e sorrisi che sono l'unica cosa che conta, l'unica cosa che c'è.
I libri di Rushdi e i dvd della UTV sono coperti di polvere. Sul mio comodino c'è una pila di manuali di puericultura.
Penso che deve essere scritto da qualche parte qual è la cosa migliore da fare, quella giusta. Perché Lei stia bene, perché cresca felice, perché sia protetta, perché diventi forte abbastanza per quando farà a meno di me.
Invece no.
Allora impariamo insieme.
E la paura non passa ma allenta la presa e anche l'espressione "sono felice" acquista un altro significato. Qualcosa che assomiglia ad una piccolina dalla testa riccia.
Un giorno Lei mi allontana la mano perché vuole tenere la forchetta da sola. E mentre mi sembra ieri che piangeva senza avere parole per i suoi bisogni, adesso mi chiama: eiii mamma (proprio così "eiii").
Allora lo sfondo si fa più chiaro.
Allora invece che googolare per sapere quando il biberon va sostituito con la tazza con il beccuccio, cerco qual è il prossimo film di Raj  e DK.
Allora balliamo insieme sheila ki jawani perché...perché no?